domenica 28 aprile 2013

Breve resoconto della giornata dedicata alla presentazione del libro "Da Noli a Capo Verde" 
A cura di Alberto Peluffo 

C'è un mistero nella gloriosa epopea dei grandi navigatori italiani che portarono alla nascita del Nuovo Mondo: chi era Antonio de Noli, lo scopritore delle Isole di Capo Verde? Il libro "Da Noli a Capo Verde", pubblicato da Marco Sabatelli Editore, fa chiarezza sul personaggio e sul suo ruolo in quel tempo affascinante e pieno di lati oscuri.
Il volume contiene gli atti della conferenza internazionale con lo stesso titolo, tenutasi a Noli, presso la Fondazione Culturale S. Antonio, nel 2010, anno in cui ricorrevano il 550° anniversario della scoperta di Capo Verde e il 35° anniversario della sua indipendenza. Quella fu probabilmente la prima occasione in cui eminenti studiosi internazionali (Corradino Astengo, Marcel Balla, Marcello Ferrada de Noli, Lourenco Gomes, Trevor Hall, Vasco Pires) si confrontavano sul tema e fornivano un quadro completo e coerente della figura del navigatore e del valore della sua scoperta.
Antonio de Noli risulta essere nato a Genova da una famiglia di origini nolesi. Navigando per conto del principe Enrico del Portogallo, scoprì le isole di Capo Verde nel 1460 e ricevette dal re lusitano l'incarico di governare e colonizzare l'arcipelago, all'epoca disabitato. La colonizzazione ebbe come conseguenza un fatto unico nella storia: la nascita di un nuovo popolo originato dalla fusione di elementi europei e africani, anello di congiunzione biologica e antropologica fra i due continenti. Ma la scoperta di Capo Verde fu anche una pietra miliare nel campo delle scoperte geografiche, diventando la base delle nuove esplorazioni atlantiche, destinate in breve a trovare rotte più efficaci da e per l'India e a svelare il continente americano.
Nel 1476, un colpo di scena cambiò la vita di colui che era diventato un ricco governatore, dedito a lucrosi commerci con l'Africa occidentale: gli spagnoli conquistarono le isole e catturarono de Noli, portandolo in Spagna. Qui, però, l'anno dopo fu liberato per ordine del re e, subito dopo, sparì senza lasciare tracce. Potrebbe essere morto in quelle circostanze, ma un altro documento, datato 1497, lascia aperti molti interrogativi, che il libro mette in evidenza. In quella data, una parte della famiglia de Noli era già ritornata in Italia, a Cesena, da dove poi farà ritorno in Liguria, a Valleregia di Serra Riccò, dove esiste ancora oggi una borgata che si chiama Noli. Complessivamente, partendo dal navigatore, la ricerca individua un albero genealogico che copre diciannove generazioni, fino ai giorni nostri. 
Del libro è in uscita anche la versione in inglese, nel sito della Antonio de Noli Academic Society, www.adenoli.com. La stessa associazione, ideatrice della conferenza e delle pubblicazioni, sta curando anche l'edizione in portoghese.
Infine, una curiosità legata al nome del navigatore: Anton da Noli, come era noto popolarmente fino ad oggi, o Antonio de Noli? Il volume mette chiaramente in luce il fatto che tutti i documenti che lo citano lo chiamano de Noli, oppure de Nolle, ma non da Noli: quest'ultima fu, probabilmente, una versione introdotta dallo storiografo nolese Bernardo Gandoglia, il primo a citarlo in tempi moderni, nel suo "In Repubblica", datato 1926. La sostanza, però, non cambia: quella di Antonio è una figura importante, che merita di essere conosciuta meglio.

  

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