mercoledì 7 ottobre 2015

La Storia di un Pescatore 

“ Non devo offendere il mare, perché tutto quello che ho… è il mare che me l’ha donato.”

Proverbio capoverdiano

Per i capoverdiani la pesca ha sempre rappresentato la prima fonte di sopravvivenza e di guadagno.
Capo Verde è un arcipelago di dieci isole situate nell’Oceano Atlantico, non dispongono di molte risorse naturali a causa della vegetazione scarsa e per questo l’uomo capoverdiano per vivere ha da sempre praticato la pesca. 
Nel corso degli anni questo mestiere è cambiato, inizialmente si trattava di pesca artigianale, poi con il turismo la domanda si è alzata attraverso una grande richiesta da parte degli alberghi e delle varie strutture, ciò ha fatto sì che le tecniche e i mezzi diventassero sempre più complessi in modo tale da soddisfare la richiesta crescente. In più si sono sviluppate nuove tecniche di pesca sportiva:
  1. Rock Fishing (si pesca prevalentemente con il vivo (saragho, occhiata, leccia stella) da fare facilmente con una canna a galleggiante).
  2. Pesca d’altura- Big Game (con una barca ben attrezzata, si pesca su di una secca con 90 metri di fondale e le prede insidiabili con più successo sono: Marlin, tonni pinna gialla, wahoo, pesci vela e lampughe; con la tecnica della traina di fondo anche carangidi e cernie).
  3. Spinning (pesci di taglia stimolati da grossi artificiali; Il ventaglio di pesci è molto ampio, African Pompano, Jack Crevalle, Permit e Esmoregal più comunemente chiamate Ricciole.)
  4. Surf casting (con questa tecnica  e' possibile insidiare di giorno: mormore, saraghi, barbi, bonefish, lecce, corvine, bonito, triglie, ed altre specie meno significative).
  5. Bolentino (riguarda la pesca di ombrine tropicali, dentici tropicali, cernie, saraghi , carangidi, e tutte le specie presenti.).
A causa dell’'accordo di partenariato nel settore della pesca tra l'Unione europea e la Repubblica del Capo Verde si è intensificato maggiormente lo sfruttamento di queste acque.
In ambito culturale Capo Verde ha una forte tradizione gastronomica, vengono organizzati festival e grandi esposizioni di prodotti tradizionali legati alla pesca.
Tra Italia e Portogallo esiste una cooperazione navale, dove vengono fatti degli scambi di manodopera qualificata a basso costo ( la manodopera portoghese costa poco)...  la maggior parte dei lavoratori sono capoverdiani di nazionalità portoghese.
Oggi molti italiani pensionati vivono a Capo verde e si dedicano alla pesca,  i capoverdiani vengono a Genova da pescatori e finiscono a lavorare alla Fincantieri, lavorando nella costruzione di navi e barche. Come nel caso dell’ intervistato.


Sousa, l’uomo pescatore

Sousa nasce nell’isola di Santo Antao, Capo Verde, il 5 febbraio 1977. Ha sempre avuto la passione per il mare,  ed è cresciuto in un contesto di persone che di mestiere o per hobby si dedicavano alla pesca. Già da piccolo pescava dagli scogli con i suoi zii, così in seguito  decide di specializzarsi in questo settore e all'età di 20 anni consegue il diploma nautico nell'isola di Sao Vicente.
All'età di 23 anni decide di seguire i suoi zii nella pesca in barca partendo da Porto Novo ogni mattina verso le cinque. La barca era lunga circa 6 metri, quasi la metà delle barche sono motorizzate. Imparare a pescare in queste barche è un tradizionale rito di passaggio attraverso il quale alcuni ragazzi  diventano uomini. Una volta raggiunto il largo buttavano la rete e aspettavano circa tre ore, dopo di che riprendevano la rete per vedere se qualche pesce aveva abboccato,  di solito si trattava di pesci di piccola-media taglia  come ad esempio pesci pappagallo, orate, branzini e garoupa.
Se nessun pesce abboccava ri-buttavano la rete e aspettavano.  I pesci presi  venivano tolti dalla rete con le mani e messi in dei secchi tutti insieme. Al pomeriggio verso le tre tornavano indietro  e portavano i pesci al mercato vicino alla spiaggia per venderli . Era un vero e proprio lavoro: andavano in mare cinque giorni alla settimana, dal lunedì al venerdì.
Ma la storia di Sousa non finisce qui, ha praticato anche pesca di tipo industriale cioè con la rete in mare aperto su grandi navi dove pescavano soprattutto sgombri, tonno.
La rete era lunga 200 metri per 28 metri di altezza e veniva buttata in mare al largo, legata ad una barca più piccola di circa 5/6 metri.  La rete era legata tra la nave e la barca piccola tramite una corda che veniva tirata su con la gru idraulica, ogni volta che si avvistavano dei pesci.
Praticava anche pesca sportiva a immersione. Si immergeva vicino alla scogliera a 10 metri di profondità col fucile e pescava qualsiasi tipo di pesce di piccole e grandi dimensioni nonchè polpo e aragosta.
In Italia invece ha trovato lavoro alla Fincantieri e non ha più potuto dedicarsi alla pesca.


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